Del Natale mi piace soprattutto una cosa: fare i regali.
Ci penso mesi prima, attentamente, a quali regali fare. Non so dire perché mi piaccia così tanto, certa gente nemmeno se li scambia, molti la vedono una fastidiosa incombenza, altri un inutile spreco di denaro. Quelli che si danno al compleanno non sono la stessa cosa: spesso sono regali fatti in comune con altre persone, in cui difficilmente c’è libertà di scelta. A quanti brutti regali ho partecipato! Mi sarei ricacciata volentieri il portafoglio in borsa, piuttosto che dare certe cazzate.
A Natale invece ci sono solo io. Io e la persona a cui ho deciso di regalare una fetta del mio tempo e del mio denaro. Ci vedo uno dei pochi momenti in cui posso dire a qualcuno a cui voglio bene: ecco, questo è per te, solo per te. Ho cercato questa cosa tra tante altre cose, non è niente di esagerato, ma ho voglia di darti un pensiero che ti rimanga, che mi faccia ricordare, che ti dica in qualche modo che per me conti.
Tutto qui.
Ecco perché mi piace il Natale. Poi certo, ci sono le luci. A chi non piacciono le luci? Quando sento le persone che polemizzano sull’atmosfera natalizia mi viene un po’ da ridere. Anche a me fa cagare la forzata bontà, il pietismo, il messaggino scritto perché si deve, le cene obbligate con colleghi con cui il resto dell’anno ti saluti a malapena. Sono piccole ipocrisie sociali che raggelano chiunque. Per cui no, non mi sento una di quelle allucinate che vedono nel 25 dicembre il riscatto di un anno di malinconie o cattiverie. Il Natale, anzi, spesso tira fuori il peggio delle persone: è il periodo più ansiogeno e depressivo dell’anno, se mal gestito. E capisco benissimo quanto sia difficile viverlo con la giusta dose di serenità: si vive dicembre con la speranza che finisca presto passando inosservati.
A me salva proprio l’obiettivo dei regali. L’immagine di chi li scarterà, del suo sguardo, del mio. L’altro giorno ho pensato che ci sono state diverse persone nella mia vita a cui ho smesso di farli. Un gruppetto sparuto a cui una volta dedicavo quella piccola parte di me, a cui incartavo malamente il pacchetto (dio solo sa quanto non sono capace), a cui preparavo il fiocco, i colori da abbinare, il biglietto giusto.
Chissà se qualcun altro ci pensa mai, ai regali che si è smesso di fare. Ai Natali non festeggiati, alle cose che si è smesso di dire. Ci sono giorni nella vita che a un certo punto, semplicemente, si fermano come le pedine del domino, quando fai male i calcoli e invece di cadere perfettamente in sequenza, si fermano a metà disegno.