Selfie and Love

Sì, io mi faccio i selfie.
Lo ammetto, senza troppa vergogna, e spiego anche perché.

elizabethtownkirstendunst

Perché mi piace vedere come cambia il mio volto con la luce. Perché mi piace vedere come mi sta un trucco particolarmente accurato che mi sono appena fatta. Perché mi piace vedermi da fuori, al di là di come mi vedo riflessa, vedere cosa vedono gli altri quando parlo, faccio una smorfia, sorrido. Perché mi piace vedere come invecchio, se spuntano rughe inaspettate da qualche parte, se ho un capello bianco in più sfuggito alla mia quotidiana vivisezione facciale.

Mi faccio i selfie, ma la maggior parte di questi rimangono all’interno del mio cellulare. Spesso li cancello subito, altre volte, quelli che ritengo più di mio gusto, li tengo per riguardarmeli. Mi ricordano un periodo della mia vita, un momento, un pensiero. E magari rivedere la mia faccia, come stavo quando quel giorno ho deciso di fotografarmi, ricorda a me stessa come stavo, per rivivere una sensazione o scacciarla per sempre. Ritornare a quel momento, a cosa dicevano davvero quegli occhi, cosa davvero stavo guardando quando mi sono fatta quella foto. È un lavoro che parte e finisce con me stessa, che ha molto a che fare con la mia intimità. Per me farsi un selfie vuol dire questo.

Poi, a volte, mi piace condividere una foto in cui sono venuta particolarmente bene, per divertirmi. Devo davvero spiegarvi io perché si pubblicano online i propri autoscatti? Suvvia, c’è un mondo intero di articoli in cui fior fior di psicologi analizzano con grande profondità la deriva narcisistica della società, l’importanza che ha assunto il qui e l’ora, il come, il dove, se tu ci sei dentro e lo dimostri con un clic.

Tuttavia la cosa che mi fa ultimamente sorridere quando mi capita di pubblicare in qualche social una mia foto, sono i commenti di quelli che prendono in giro questa mia particolare vena vanitosa. Criticare chi si fa i selfie pensavo fosse una moda superata da qualche anno, tuttavia c’è chi ancora, nel 2015, si permette di giudicare cosa fai col tuo cellulare. Finché non si supera il buon senso o il limite del buon gusto, e non si tempesta il cyberspazio con foto della propria facciona (e anche in quel caso, sticazzi), credo sia davvero ridicolo prendere per il culo un atteggiamento che – sono convinta – molti hanno fatto almeno una volta nel buio nella propria cameretta. Non tirate fuori le solite esagerazioni, ripeto, anch’io ho Instagram e vedo bene cosa porta l’ossessione dell’autoscatto. Non mi ritengo in nessun modo paragonabile a questi casi umani.

Trovo davvero più imbarazzante chi sta dall’altra parte, e commenta con inutili banalità chi decide di gestire il proprio aspetto come più gli aggrada. Sembra poi che a certi livelli la gestione della propria immagine non sia particolarmente apprezzata. È come se a certe persone non sia concesso giocare con la propria vanità, come se fosse indice di chissà quale superficialità, ostentazione, stupida boria.

Penso che in molti dovrebbero rivedere il proprio rapporto con l’estetica. La propria e quella altrui. Se non altro per vivere con meno fatica e stizza il mondo che sta loro attorno.

Un anno dopo

Mi sono appena accorta del fatto che nel 2014 non ho mai scritto qui.

Neanche un commento, un piccolo messaggio, niente di niente. Ecco, ho deciso di riscrivere oggi solo per rassicurare i miei virtual fan del fatto che non sono morta e che questo blog non è stato abbandonato. Cos’ho fatto tutto questo tempo? Come dicevano in un film “Sono andata a letto presto”.

Tuttavia, siccome questo credo sia rimasto l’unico mio spazio davvero libero in giro per il web, eccomi qui di nuovo. Eh no, i social network non sono libertà. Sono l’esatto opposto, semmai.

Invece i blog… i cari vecchi blog hanno ancora molto da offrire, a quelli che non hanno voglia di sbattersi troppo per andare alla ricerca di visualizzazioni, di campagne marketing per diventare famosi. Hanno molto da offrire a chi ha voglia di scrivere senza un perché, o magari con un perché tutto loro, che tu lettore puoi afferrare o meno. Io ci vedo ancora della libertà da agguantare. Chiamatemi sognatrice, faccio spallucce.

Certo, mi riferisco ovviamente ai blog personali.

Nel 2014 ci ho pensato, ogni tanto, a questo blog. Poi la vita mi ha risucchiata in una serie di vicende che mi hanno lasciata parecchio intontita e la voglia di scrivere – e di conseguenza di ispezionarmi – ho preferito chiuderla in un cassettino in attesa di tempi migliori.

Non sono arrivati quei tempi, è arrivata prima la voglia di scrivere, anche senza un perché.

Così eccomi qui, di nuovo.